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Broncopatia cronico ostruttiva: Modena tra i coordinatori di uno studio internazionale

Leonardo Fabbri
Leonardo Fabbri

Importante sperimentazione condotta anche dalla Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal prof. Leonardo Fabbri, su un farmaco contro la Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che apre concrete prospettive di terapie meno invasive in grado di ridurre riacutizzazioni e soprattutto ricoveri in pazienti affetti da grave BPCO. Lo studio “Roflumilast for Exacerbations in patients receiving Appropriate Combination Therapy (REACT), è stato coordinato dai ricercatori delle Università Cornell di New York, Liverpool, Kiel e Modena in collaborazione con la Industria Takeda, e ha coinvolto 1.945 pazienti esaminati in 203 centri clinici di 21 paesi. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul  numero del 12 febbraio di The Lancet una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo.
“Il Policlinico di Modena  - commenta il Direttore Generale dott.sa Kyriakoula Petropulacos – si dimostra ancora una volta un importante terreno di applicazione clinica del lavoro dei ricercatori dell’Ateneo. Fondamentale da questo punto di vista è anche il pieno e consapevole coinvolgimento dei malati, cui deve andare il nostro sincero ringraziamento per il contributo che danno al progresso della medicina e delle conoscenze sanitarie.” Lo studio, commissionato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), ha valutato l’efficacia del Roflumilast come terapia aggiuntiva ai farmaci tradizionali in pazienti con BPCO grave. “Il Roflumilast – spiega il prof. Leonardo Fabbri,  al momento è l’unico farmaco disponibile in grado di migliorare gli effetti dalla terapia inalatoria. I risultati pubblicati questa settimana su The Lancet oltre a confermare i miglioramenti importanti, prolungati e statisticamente significativi della funzionalità respiratoria, evidenziano che il Roflumilast ha rivelato una tendenza alla riduzione delle riacutizzazioni, se somministrato assieme ai broncodilatatori a lunga durata d’azione per via inalatoria”. Il Policlinico di Modena segue ogni anno circa 8.000 pazienti con BPCO grave. “Non è un caso che il Policlinico abbia partecipato a questo studio – commenta il Presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia  dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia prof. Giovanni Pellacani – visto che proprio il nostro ospedale era già un punto di riferimento nella cura della BPCO e aveva partecipato alla sperimentazione del Rofluminast. La collaborazione tra Università ed Aziende Sanitarie, senza il cui apporto di strumentazioni, apparecchiature e personale tanti traguardi ci sarebbero preclusi. Altrettanto importante in questo campo, è la sinergia tra privati e strutture pubbliche.” Nella provincia di Modena si stima siano presenti circa 8000 pazienti con BPCO grave candidati alla terapia esaminata nello studio.
La Broncopatia Cronico Ostruttiva
La BPCO è una malattia polmonare evolutiva, sotto diagnosticata e sotto trattata, potenzialmente fatale, che colpisce anziani, prevalentemente maschi, fumatori o ex-fumatori e/o asmatici. A livello mondiale, la BPCO è responsabile di quattro decessi al minuto e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevede che costituirà la terza causa principale di morte entro il 2030. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che 80 milioni di persone siano affette da BPCO da moderata a grave. Fra i sintomi della BPCO si annoverano la mancanza di respiro, la tosse cronica e un’eccessiva produzione di muco. In alcuni casi si verificano riacutizzazioni, che possono durare più settimane dove la respirazione viene gravemente compromessa, si sviluppa insufficienza respiratoria, e i pazienti possono avere bisogno di ricovero ospedaliero. Il fumo è uno dei fattori che contribuisce maggiormente all’instaurarsi della malattia nei Paesi occidentali, mentre l’inquinamento causato dai fuochi per cucinare e per il riscaldamento è un ulteriore fattore che contribuisce all’instaurarsi della malattia nei Paesi meno sviluppati. Anche inquinanti industriali e chimici possono provocare la BPCO.
La sperimentazione
Il prof. Fabbri ha coordinato lo studio assieme al prof. Fernando Martinez, dell’Università Cornell di New York (USA),  al prof. Peter Calverley, dell’Università di Liverpool (Regno Unito) e al prof. Klaus Rabe, Professore di Medicina dell’Università di Grosshansdorf dell’Università di Kiell (Germania), tutti co-autori accademici della pubblicazione su Lancet insieme con i due ricercatori Udo-Michael Goehring e Manja Brose della Takeda International (Zurich).
Uno dei fattori più importanti nella BPCO è l’infiammazione cronica dei polmoni, il Roflumilast nasce proprio per combattere questa infiammazione. “Sino ad oggi – spiega il prof. Leonardo Fabbri - Il Roflumilast era stato impiegato in pazienti con BPCO lieve e non era mai stato testato su i casi di BPCO grave. Il nostro studio, ha permesso di dimostrare l’efficacia del Rofluminast come terapia aggiuntiva nei pazienti più gravi. A Modena abbiamo reclutato 50 pazienti che si sono volontariamente sottoposti alla somministrazione del farmaco tra il 2011 e il 2014 sotto la mia diretta responsabilità.  I risultati aprono interessanti prospettive nella cura della BPCO grave.” Lo studio su 12 mesi ha dimostrato che il Roflumilast ha prodotto una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante delle riacutizzazioni  (crisi respiratorie che devono essere trattate con steroidi sistemici o che spesso comportano il ricovero), in particolare di quelle gravi che richiedono ricovero,  in pazienti con BPCO già in trattamento con la massima terapia inalatoria disponibile, costituita da associazione di broncodilatatori a lunga durata d’azione e corticosteroidi . Lo studio ha dimostrato che il Roflumilast riduce le riacutizzazioni moderate e gravi del 14 % , e quelle che richiedono ricovero del 25%.
“I rilevanti ed innovativi risultati pubblicati sul recente numero della prestigiosa rivista The Lancet dedicato alla broncopneumopatia cronica ostruttiva, - ha detto il prof. Mario Luppi- Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-infantili e dell’adulto del quale fa parte il Prof. Leonardo Fabbri,  testimoniano la rilevanza che le malattie croniche respiratorie rivestono nella medicina contemporanea. È quindi per me motivo di orgoglio constatare che il prof. Leonardo Fabbri, Direttore della Clinica di Malattie Respiratorie di Modena, è co-autore di questo studio. La ricerca costituisce il cardine della mission dei Dipartimenti Universitari, sono quindi particolarmente soddisfatto che i risultati ottenuti  dal gruppo respiratorio modenese ed apparsi oggi sulla prestigiosa rivista  Lancet, ed arricchiti da un editoriale di accompagnamento del prof. Don Tashkin della Università di Los Angeles, contribuiscano a rafforzare i risultati di ricerca nei vari campi di competenza dal nostro Dipartimento”.



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