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L’attività dei laboratori nell’emergenza coronavirus

Viaggio all’interno dei laboratori modenesi, dove vengono processati test sierologici e tamponi

Tommaso Trenti
Tommaso Trenti

L’emergenza coronavirus sta modificando il volto della sanità modenese, occupando ovviamente un posto di primo piano in tanti servizi assistenziali e diagnostici. Come l’attività del Dipartimento Integrato Interaziendale di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica, diretto dal dottor Tommaso Trenti, oggi ri-orientata in parte all’esecuzione di esami, tamponi e test sierologici per ricercare l’eventuale presenza del Sars-Cov-2.

Per quanto riguarda i test sierologici sono due le strutture coinvolte: il Laboratorio BLU, che ha sede all’Ospedale Civile di Baggiovara, e la Struttura Complessa di Microbiologia Clinica, afferente all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e diretta dal dottor Mario Sarti: sono oltre 5000 i test già effettuati partendo dal personale sanitario dei reparti a rischio e dal personale delle Case Residenza Anziani.

La Struttura Semplice dipartimentale di Virologia, invece, che si trova al Policlinico e che è diretta dalla dottoressa Monica Pecorari, processa tutti i tamponi effettuati in provincia (470 al giorno, oltre 15.000 dall’inizio).

Pur continuando a garantire un riscontro efficiente ed efficace per quanto riguarda gli esami effettuati in tutta la provincia – osserva Tommaso Trenti, Direttore del Dipartimento Integrato Interaziendale di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica – il Laboratorio BLU è stato riconfigurato per rispondere alle esigenze maturate con il diffondersi dell’epidemia coronavirus. A fronte di 8 milioni e mezzo di esami effettuati ogni anno, circa 28mila al giorno, attualmente si assiste a una riduzione degli esami di routine pari a circa il 35%. Intere aree di laboratorio sono state quindi adibite alle indagini diagnostiche a favore dei pazienti Covid-19 e alle nuove indagini, ovvero i test sierologici”.

 
Mario Sarti
Mario Sarti

Questo tipo di evoluzione ha avuto inizio da circa un mese e si propone di indagare l’eventuale sviluppo degli anticorpi IGM (che indicano che il paziente ha avuto da poco contatto con il virus e quindi può essere contagioso) e IGG (ovvero quelli della memoria del contatto con il virus). Tale dato acquista significato se inserito nel quadro complessivo del paziente (stato clinico e risultato degli altri esami) non come esame isolato o, peggio ancora, fai da te. Il test diagnostico utilizzato per capire se vi è infezione è il tampone, che misura la presenza del RNA virale.

Conferma Mario Sarti, Direttore Struttura Complessa Microbiologia Clinica dell’AOU di Modena: “I test sierologici assumeranno un’importanza sempre maggiore però dovranno essere utilizzati con attenzione e spirito critico nella consapevolezza dei limiti che possono presentare; è fondamentale la cautela nell’interpretare i risultati, in quanto il comportamento della reazione immunitaria nei confronti di questo virus non consente di utilizzare i consueti schemi interpretativi”.

 
Andrea Cossarizza
Andrea Cossarizza

In occasione dell’incontro era presente anche il professor Andrea Cossarizza, Immunologo di UNIMORE, che ha riportato lo stato delle ricerche sul vaccino.
“Ci sono molti gruppi al mondo che stanno lavorando per trovare un vaccino efficace ma ovviamente ci vuole tempo. Non dobbiamo pensare che la scienza risolva i problemi con uno schiocco di dita Sono passati poco più di tre mesi dall’inizio dell’epidemia e non possiamo pretendere di avere tutte le risposte immediatamente. Lo sforzo comune, però, è grande e cercheremo di ottenere risultati il prima possibile”.

 
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