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AOU Modena, approccio multidisciplinare per la prevenzione tumori eredo-familiari dell’ovaio

Lo studio è appena uscito sulla Rivista della Società nordamericana di Menopausa

Da sinistra Dominici, Grandi, Cortesi, Facchinetti
Da sinistra Dominici, Grandi, Cortesi, Facchinetti

Un percorso integrato fra l’Oncologia (diretta dal prof. Massimo Dominici) e Ginecologia ed un counselling specifico sulle metodiche di screening per la prevenzione del tumore dell’ovaio. Accade all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, dove il Centro dei Tumori Eredo-Familiari nell’ambito della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia (diretta dal prof. Fabio Facchinetti) segue le pazienti portatrici di mutazione genetica, in particolare BRCA 1 e 2, che in base ai dati attuali aumenta il rischio di tumore dell’ovaio fino al 40%.

Negli ultimi anni utilizzando questo approccio multidisciplinare e personalizzato, in una coorte di più di 50 pazienti con un follow-up medio di quasi 2 anni dopo la salpingo-ovariectomia profilattica, si è giunti ad un grado di soddisfazione medio per l’intervento altissimo (attorno a 9.5 punti su 10) indipendentemente dalle caratteristiche specifiche delle pazienti all’intervento: loro stesse hanno affermato che si sottoporebbero di nuovo assolutamente alla chirurgia di riduzione del rischio se venisse riproposta. Questi risultati ci spingono a consigliare con sempre più convinzione questo importantissimo intervento di prevenzione primaria del tumore dell’ovaio ereditario in queste pazienti ma anche a fare sempre di più per riuscire a seguirle con un approccio sempre più personalizzato e mirato.

“Negli ultimi anni, utilizzando questo approccio multidisciplinare e personalizzato – spiega il dottor Giovanni Grandi, dirigente medico della Ginecologia dell’AOU di Modena diretta dal professor Fabio Facchinetti - in una coorte di più di 50 pazienti con un follow-up medio di quasi due anni dopo la salpingo-ovariectomia profilattica, siamo giunti ad un grado di soddisfazione medio altissimo (attorno a 9.5 punti su 10) nei confronti dell’intervento, indipendentemente dalle caratteristiche specifiche delle pazienti. Esse stesse hanno affermato che, se la chirurgia di riduzione del rischio venisse riproposta, vi si sottoporrebbero sicuramente. Questi risultati ci spingono a consigliare con sempre più convinzione questo importantissimo intervento di prevenzione primaria del tumore dell’ovaio ereditario nelle nostre pazienti, ma anche a fare sempre di più per riuscire a seguirle con un approccio più personalizzato e mirato alle singole esigenze”.

Lo studio è stato pubblicato su “Menopause: The Journal of The North American Menopause Society”, sotto il titolo Giovanni Grandi et al., “Satisfaction with prophylactic risk-reducing salpingo-oophorectomy in BRCA mutation carriers is very high and little dependent on the participants’ characteristics at surgery: a prospective study”.

Come spiega la dottoressa Laura Cortesi, responsabile del Centro dei Tumori Eredo-Familiari, “nel nostro centro le pazienti portatrici di mutazione genetica vengono seguite in un percorso integrato fra oncologia e ginecologia ed eseguono un counselling specifico sulle metodiche di screening (ecografia semestrale e dosaggio dei marcatori tumorali) e/o di vera e propria prevenzione del tumore (salpingo-ovariectomia profilattica), con eventuale ricorso a terapie ormonali sostitutive o alternative personalizzate, se indicate, per ridurre gli effetti collaterali della menopausa precoce (vampate di calore, atrofia vulvovaginale, depressione, osteoporosi, etc.). Possiamo considerarlo un modello virtuoso di collaborazione multidisciplinare fra oncologia, ginecologia, radiologia e chirurgia senologica e plastica”.

Il centro sta al momento anche sviluppando un ampio protocollo di ricerca finanziato dai fondi della Ricerca Finalizzata 2019 (PI: dott.ssa Toss, oncologia).

 
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