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La Chirurgia della Mano del Policlinico non si ferma: due reimpianti in sei giorni e un trapianto su paziente covid

Ogni anno si contano circa tra i 70 e gli 80 casi di reimpianto e rivascolarizzazione. Numerosi i pazienti da fuori regione

L’equipe della chirurgia della Mano impegnata nella ricostruzione dello scafoide carpale
L’equipe della chirurgia della Mano impegnata nella ricostruzione dello scafoide carpale

Interventi in elezione e interventi in urgenza anche su pazienti Covid positivi: la Chirurgia della Mano del Policlinico di Modena non si ferma, anzi conferma l’elevato volume di attività. Nel breve spazio temporale di sei giorni sono stati effettuati due reimpianti di mano. Il primo al terzo distale dell’avambraccio in un paziente di 69 anni, il secondo in un paziente di 49 anni a livello del polso. Entrambi gli  interventi, iniziati in tarda giornata e prolungatisi durante la notte, sono stati coordinati dal dottor Roberto Adani, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia della Mano dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, che riferisce: “I pazienti hanno avuto un buon decorso postoperatorio privo di complicanze e hanno iniziato il lungo periodo di rieducazione al fine di ottenere un buon recupero funzionale”. Negli interventi sono stati impegnati il dottor Mario Lando, la dottoressa Giovanna Petrella e la dottoressa Stefania Bassini. “Il supporto anestesiologico per questa tipologia di interventi – aggiunge il dottor Adani - risulta di fondamentale importanza, dal momento che la lunga durata impone generalmente un inizio in anestesia loco regionale per poi proseguire in anestesia generale mantenendo il paziente vasodilatato ed  emo-diluito al fine di impedire la trombosi dei vasi arteriosi e venosi suturati.  Nel primo intervento si sono alternati la dottoressa Daniela Iseppi e il dottor Fabio Gazzotti e nel secondo la dottoressa Elisabetta Chili e la dottoressa Sandra Centonze, medici del secondo Servizio di Anestesia e Rianimazione del Policlinico, diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini”.

Proprio nei giorni scorsi si è concluso l’iter postoperatorio anche di un giovane paziente affetto da pseudoartrosi del polo prossimale dello scafoide che si è scoperto essere Covid-positivo al momento dell’intervento. “Questa  informazione non ci ha fermato e abbiamo proceduto all’intervento come da protocollo, ovviamente con tutti i dispositivi di protezione previsti”, precisa il dottor Adani. “Per questo intervento abbiamo utilizzato una tecnica innovativa di trasferimento di un lembo libero microchirurgico “custom-made” prelevato con la porzione cartilaginea dal condilo femorale del ginocchio basato su piccoli vasi a provenienza dall’arteria genicolata discendente del ginocchio, anastomizzati con tecnica microchirurgica sui vasi provenienti dall’ arteria radiale. Abbiamo potuto beneficiare della collaborazione del dottor Heinz Buerger ideatore della sofisticata metodica ricostruttiva, venuto appositamente da Klagenfurt in Austria. A distanza di tre mesi dall’intervento la consolidazione è pressoché completa".

La Struttura Complessa di Chirurgia della Mano si conferma Hub di rilievo nazionale e di fatto rappresenta il centro di riferimento regionale dell’Emilia Romagna per le Emergenze – Urgenze dell’Arto Superiore. Ogni anno sono tra i 70 e gli 80 i casi di reimpianto e rivascolarizzazione che vengono effettuati alla Struttura Complessa di Chirurgia della Mano su pazienti spesso provenienti anche da fuori regione.

 
Il dott. Buerger, dott. Adani, dott.ssa Lusetti, dott. Lando, dott.ssa Petrella (équipe medica coinvolta nell’intervento, a cui si deve aggiungere la dott.ssa Frignani che ha coordinato la parte anestesiologica)
Il dott. Buerger, dott. Adani, dott.ssa Lusetti, dott. Lando, dott.ssa Petrella (équipe medica coinvolta nell’intervento, a cui si deve aggiungere la dott.ssa Frignani che ha coordinato la parte anestesiologica)
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