Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
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Terapie intensive aperte nella “Terra dei Motori”

Il murales dell'area pediatricai della Terapia Intensiva
Il murales dell'area pediatricai della Terapia Intensiva

29-30 aprile 2016

Cosa accade dietro le porte di una Terapia Intensiva? A questa domanda tenterà di rispondere l’attore Simone Maretti venerdì 29 aprile alle 19,30leggendo Quei giorni senza tempoil testo di Isabella Bossi Fedrigotti e Maurizio Cucchi che raccoglie testimonianze di pazienti e parenti che hanno vissuto l’esperienza della Terapia intensiva, la Rianimazione come si chiamava un tempo, combattendo contro una delle patologie più difficili da curare: la sepsi. Lo spettacolo si svolgerà al Centro Didattico Interdipartimentale della facoltà di Medicina e Chirurgia(area Policlinico), sarà a ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibilie costituirà l’innovativo evento inaugurale del convegno Anestesia e terapia intensiva nella Terra dei Motori che avrà il suo momento più strettamente scientifico sabato 30 aprile, sempre nell’aula magna del Policlinico. L’iniziativa, rivolta a tutta la popolazione, ha lo scopo di far conoscere, capire e supportare chi ha combattuto e chi si troverà ad affrontare simili battaglie.

 

Questa seconda edizione del Congresso “Terra dei Motori” nasce dal forte desiderio dei Presidenti della prima edizione prof. Massimo Girardis e dr.ssa Elisabetta Bertellini di riprodurre il momento formativo e di reciproco confronto che si era creato durante l’edizione del 2015. Il congresso è stato organizzato dalle strutture di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e dell’Azienda USL di Modena, col patrocinio di Unimore - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, della Società Italiana di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIARTI), dell’Azienda USL e dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia.

Abbiamo pensato a una cerimonia di inaugurazione diversa dal solito – ha spiegato il prof. Massimo Girardis, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico di Modena – che portasse avanti il nostro progetto di Terapie Intensive Aperte, dando voce a coloro che, pazienti o parenti, hanno vissuto un momento importante della loro vita in un reparto molto particolare dove il concetto stesso di visita a un congiunto assume significati del tutto diversi da quelli di una degenza tradizionale”.La scelta del testo è legata a un altro progetto in cui le Aziende sanitarie della provincia di Modena hanno fatto scuola a livello regionale, quello Sopravvivere alla SEPSI al quale si rifà la recitazione di Quei giorni senza tempo. Simone Maretti ha selezionato due storie da narrare: una riguarda una ragazza toscana che racconta un lungo periodo di ricovero in terapia intensiva, in seguito alle complicanze di un intervento di chirurgia addominale maggiore. L'altra è la storia di Aurora una bimba che è stata paziente della Terapia Intensiva del Policlinico e all'epoca del ricovero, nel 2012,aveva due anni e mezzo; i genitori raccontano la loro esperienza in TIPO dove la piccola fu ricoverata a causa di complicanze da infezione polmonare grave.
"In passato, la visita dei familiari ai pazienti ricoverati in Terapia Intensiva era concessa per un tempo molto limitato – ha precisato la dottoressa Elisabetta Bertellini, Responsabile dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione del NOCSAE di Baggiovara e Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione II del Policlinico - Talvolta, era consentito vedere il congiunto, soltanto attraverso una vetrata. Fortunatamente, in questi ultimi anni, pur con modalità e tempi diversi, sempre di più viene concesso di rimanere vicino ai pazienti ricoverati in tale ambito, di vedere l’impegno profuso dagli operatori e, talvolta, di comprendere meglio condizioni cliniche, spiegate e descritte nel colloquio con i medici”.

Terapie intensive aperte

Dal 2006 la Terapia Intensiva del Policlinico ha aderito al progetto Terapie intensive aperte che permette l’accesso H24 dei parenti al capezzale dei propri cari, fatte salvo il rispetto di poche semplici regole. Dal 2009 questo progetto è stato inserito dalla Regione – Emilia Romagna tra i suoi obiettivi. “Come Centro di riferimento provinciale per i pazienti pediatrici, il 10% dei nostri ricoverati sono bambini. A questi, si aggiungono un 2-3% di donne gravide. Sono state proprio queste tipologie di pazienti a farci valutare precocemente il problema di una diversa accoglienza in terapia Intensiva”. Ha concluso MassimoGirardis. Dei 1000 pazienti seguiti annualmenteil 30% sono pazienti che si risvegliano dopo la sala operatoria, il restante provengono dal Pronto Soccorso o da altri reparti per patologie sopraggiunte durante il ricovero. La cooperazione sinergica tra parenti, pazienti ed equipe sanitaria creata dall’apertura delle porte della Terapia Intensiva ha determinato, come già evidenziato da precedenti esperienze in altri paesi europei, una riduzione significativa della necessità di utilizzo di farmaci sedativi e quindi della degenza in Terapia Intensiva per alcune categorie di pazienti, associata ad una riduzione dello stress per i parenti e delle conflittualità.
L’Ospedale di Baggiovara è il centro di riferimento provinciale per i politraumi, ad eccezione di quelli di bambini e donne gravide che afferiscono al Policlinico, e per la patologia cerebrovascolare acuta. Si tratta di “Di conseguenza, soggetti, spesso giovani, fino ad un attimo prima in completo benessere, vengono a costituire un'importante percentuale dei nostri ricoverati. Le famiglie si ritrovano improvvisamente, senza aver avuto a che fare con la malattia, seppur apparentemente non grave, di fronte ad una realtà temuta e sconosciuta, complicata, multiprofesssionale, la possibilità di stare vicino al proprio congiunto, vedere le risorse messe in campo per curare condizioni cliniche, spesso, estremamente gravi, riduce, talvolta, la paura ed aumenta la speranza e la fiducia."Ha concluso la dottoressa Bertellini. La terapia Intensiva del NOCSAE segue annualmente circa 1700 pazienti.

Sopravvivere alla sepsi

Sopravvivere alla SEPSI
Il progetto Sopravvivere alla SEPSIè nato nel 2005 al Policlinico di Modena con lo scopo di combattere, una patologia, causata da un’infezione nella maggior parte dei casi da batterica, che richiede interventi precoci multidisciplinari in una logica propria di una patologia dove il tempo di intervento è decisivo. In Europa si verificano circa 400 casi di sepsi su 100.000 abitanti ogni anno, un’incidenza che supera quella dell’infarto del miocardio e dei tumori. In Italia si stima che ci siano 60.000 morti all’anno per sepsi. La sepsi può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute anche se sono più esposte le persone con ridotte difese immunitarie, anziani e bambini. Le ultime ricerche dimostrano che con l’adozione tempestiva di strategie di provata efficacia, sia possibile ridurre in maniera significativa la mortalità ad essa associata.
Per migliorare la sopravvivenza del paziente con sepsi è fondamentale l’identificazione precoce del paziente e del microorganismo infettante che permette una terapia antibiotica mirata. Al Policlinico è attivo il team sepsi, composto da anestesisti e infettivologi che assicurano il trattamento del paziente del paziente con sepsi severa e shock settico 24 ore su 24. Ogni anno il team sepsi gestisce insieme alle equipe mediche ed infermieristiche del pronto soccorso e degli altri dipartimenti ospedalieri circa 300 pazienti con sepsi grave e shock settico, con una sopravvivenza, per i casi più gravi che vengono ricoverati in Terapia Intensiva, che è intorno al 60-65%, dato tra i migliori raggiunti in Italia (dove la media si attesta sui 40-45%).

Il programma

Venerdì 29 aprile
Aula Magna Centro Didattico della facoltà di Medicina e Chirurgia
19,00 - Saluto delle autorità
19,30 - Il volto umano della terapia Intensiva: Simone Moretti legge QUEI GIORNI SENZA TEMPO di Isabella Fedrigotti e Maurizio Cucchi.
Sabato 30 aprile - Il congresso
Dalle ore 8,30 alle ore 17,45 presso l'aula magna del Centro Didattico gli esperti di Terapia intensiva di Modena e Reggio si troveranno per parlare di temi di grande interesse:
· Terapia trasfusionale
· Gestione del paziente in shock
· La donazione di organi
· La gestione degli accessi vascolari
In particolare, si terranno un corso base di Monitoraggio emodinamico peri-operatorio e un corso teorico sui Blocchi nervosi periferici eco-guidati.

Il Volto Umano della Terapia Intensiva

Quei giorni senza tempo. Storie di sepsi dalla Terapia Intensiva è una raccolta di storie di medici e pazienti curata da Isabella Bossi Fedrigotti e Maurizio Cucchi in un volumerealizzato in partnership con SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) nell’ambito di un progetto di Medicina Narrativa promosso da Biotest per sensibilizzare l’opinione pubblica, le Istituzioni e tutta la comunità scientifica sulla sepsi. Le Storie sono state raccolte dagli autori intervistando i pazienti in diverse ICU (Intensive Care Unit) in Italia – tra cui Napoli (Monaldi), Milano (San Paolo e Istituto Clinico Sant’Ambrogio), Pisa (Cisanello), Modena (Policlinico) e Catania (Policlinico Vittorio Emanuele) – che hanno come filo conduttore non una specifica malattia ma un reparto, la Terapia Intensiva, un ‘mondo ignoto’ e spesso spersonalizzante. Da queste storie è stato tratto il testo teatrale Il volto umano della Terapia Intensiva che verrà letto da Simone Maretti(http://www.simonemaretti.blogspot.it/ ), attore di Campogalliano.
Per l’occasione sarà possibile anche acquistare una copia del libro (offerta libera) il cui ricavato sarà devoluto al Gruppo di Studio Infezioni e Sepsi della SIAARTI e al progetto di umanizzazione delle Terapie Intensive denominato Intensiva.it, sempre della SIAARTI.


Multimedia

Luca Sircana, Direttore Sanitario del Policlinico
Luca Sircana, Direttore Sanitario del Policlinico
In attesa dell'attore
In attesa dell'attore
Simone Maretti
Simone Maretti
 
 
 
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