Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
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Lo Spazio scuola del Policlinico intitolato a Giacomo Grossi

Il ricordo dell’ideatore della Scuola Ospedaliera

Silvia Menabue, Carla Ferri, Elda Longhitano, Lorenzo Iughetti, Monica Cellini, Marisa Sverberi
Silvia Menabue, Carla Ferri, Elda Longhitano, Lorenzo Iughetti, Monica Cellini, Marisa Sverberi

A dieci anni dalla scomparsa , l’Istituto Comprensivo 6 di Modena ha deciso di intitolare la Scuola Ospedaliera della Pediatria del Policlinico di Modena a Giacomo Grossi (1950-2009), che ha fortemente voluto l’istituzione della scuola. Scopo del progetto è stato offrire a tutti i piccoli ricoverati per patologie anche gravi, l’opportunità di mantenere un contatto con la scuola, come elemento di normalità e di crescita. La figura di Giacomo Grossi è stata ricordata nel corso di un incontro tenutosi oggi, sabato 14 settembre 2019, a partire dalle 9,30 in aula P02 del Centro Didattico Interdipartimentale del Policlinico (via del Pozzo 71). L’evento è stato l’occasione per ripercorrere la storia della scuola in Pediatria e il suo ruolo nell’istruzione e nella cura. A seguire, i nipoti di Giacomo hanno scoperto la targa di intitolazione della Scuola Ospedaliera (Pediatria, ingresso 1, VII piano). All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Grazia Baracchi, Assessore Istruzione, Formazione professionale, Sport, Pari opportunità, Elda Longhitano, Direttore della Gestione Operativa dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Silvia Menabue, Dirigente ufficio scolastico Regionale. Saranno presenti i famigliari di Giacomo Grossi, colleghi e amici che hanno condiviso con lui il percorso che ha condotto alla nascita della scuola. Con loro Marilena Grossi, una delle figlie di Giacomo, Franco Fondriest, già dirigente scolastico 8° circolo, amico e collega di lunga data, Carla Ferri e Marisa Sverberi, storiche maestre dello Spazio Scuola, Mauro Francia già dirigente dell’Assessorato della Pubblica Istruzione del Comune di Modena, Omer Bonezzigià dirigente scolastico, Venusia Vita, già Dirigente I.C. 6, ora trasferita ad altra sede, Natalia Sponzagià insegnante coordinatrice della scuola ospedaliera, Chiara Brescianini Dirigente ufficio Scolastico Provinciale, Monica Cellini, Referente Oncoematologia Pediatrica, Lorenzo Iughetti, Direttore Pediatria, Erio Bagni, Presidente ASEOP.
Il 1998/1999 , fu anno scolastico importante. Quell’anno, infatti, prese forma il sogno che Giacomo Grossi, all’epoca Direttore Didattico del 1° Circolo, coltivava da tempo: la creazione di uno Spazio Scuola per i bambini ricoverati in pediatria. Sono passati vent’anni da quel primo anno scolastico, vissuto in un’auletta spoglia.
I primi anni sono stati pioneristici - ricordano Marisa Sverberi e Carla Ferri - perché è stato necessario cambiare la mentalità che vedeva i bambini ricoverati in ospedale come <> e non come pazienti con specifiche esigenze formative oltre che cliniche. Nei momenti difficoltà abbiamo sempre potuto contare sulla presenza e sull'aiuto costante di Giacomo: la sua forza d’animo, la potenza della sua visione sono stati un faro che ci ha sempre guidato nei momenti di tempesta.A quei tempi non esisteva letteratura al riguardo, e quindi era necessario affidarsi al buon senso, alle buone pratiche educative, alla sensibilità degli insegnanti e ai bisogni che via via si presentavano. Giacomo è stato il motore di questo sforzo immane: con la sua tenacia ha saputo vincere le resistenze e guadagnare la fiducia di tutti”. La sua eredità, quindi, è l’ alleanza terapeutica tra sanitari e insegnati capace di stemperarepaura, ansia e rabbia e di rendere più sereno possibile il percorso della malattia . Un’alleanza che ora è realtà ma che è giusto non dare per scontata perché è frutto di un lungo lavoro che oggi va tutelato e aggiornato in base all’evoluzione delle esigenze dei pazienti pediatrici.
Giacomo Grossi è stato un collega e un amico prima di uno stimatissimo direttore didattico – ha ricordato Franco Fondriest- figlio di insegnanti, fin da giovanissimo ha intrapreso la strada dell’insegnamento. Nel 1979, divenne direttore didattico, tra i più giovani d’Italia. Giacomo ha svolto la sua carriera sempre, salvo il triennio trascorso all’Università di Bologna, come collaboratore del professore Mario Gatullo. Ha collaborato con diversi assessori; ricordiamo, in particolare, Liliano Famigli per l’educazione ambientale e Mario Benozzo per l’istruzione. Ha sostenuto fortemente l’attività del Tommaso Pellegrini a favore dell’integrazione dei bambini con problemi di udito. Fu l’inventore della <>, tutt’ora funzionante presso il Policlinico. Chi l’ha conosciuto lo ricorda per la modestia, l’impegno, la passione, la grande umanità e disponibilità con cui ha svolto il suo lavoro”.
"<Sei la figlia di Grossi?> Tantissime persone hanno rivolto a me e a mia sorella questa domanda. Titubanti e allo stesso tempo speranzose – ha commentato Marilena Grossi - E alla nostra risposta affermativa, vedevi il loro volto illuminarsi in un sorriso che diceva più di mille parole. Cosa che accade tutt'ora a me a scuola, ma anche a mia sorella nell'ambulatorio dello screening mammografico del Policlinico, dove pazienti spaventate si distraggono raccontandole di mio padre, facendola tornare per un attimo bambina. Mio padre era così, in ogni ambiente che frequentava, era in grado di illuminare la vita delle persone che incrociavano il suo cammino con la sua ironia, la sua empatia e la sua capacità di toccare il loro cuore, <>, come direbbe J. Korczak. E con questa passione, impegno e senso del dovere, valori che ha trasmesso anche a noi, lui viveva la scuola, o meglio viveva A scuola. Ricordo che fin da piccola, per vederlo, amavo andare a prenderlo in bicicletta in direzione o partecipare alle feste scolastiche, respirando quell'aria che ha poi disegnato il mio percorso e la mia vita e che ha lasciato un segno e una traccia in chi entrava in contatto con lui”.
La scuola è importante per i bambini con patologie acute e croniche di lunga durata perché permette di affrontare la malattia senza interrompere del tutto il ritmo quotidiano rendendo meno traumatico il periodo di ricovero- hanno aggiunto il prof. Lorenzo Iughetti e la dottoressa Monica CelliniNel caso di pazienti in trattamento per malattie oncoematologiche la frequenza scolastica può rappresentare un problema a causa dello stato di immunodepressione causato dalle terapie. Questo, insieme ad altri cambiamenti nella vita del bambino, ha un forte impatto psicologico soprattutto per l'allontanamento forzato dal gruppo dei pari. La scuola in ospedale garantisce ai bambini ed agli adolescenti ricoverati il diritto a conoscere e ad apprendere nonostante la malattia consentendo la continuità degli studi, permette agli alunni ed alle famiglie di continuare a sperare, a credere ed investire nel futuro. Al termine della terapia il paziente potrà reinserirsi nel mondo scolastico senza particolari problemi non avendolo di fatto mai abbandonato”.

 
Grazia Baracchi, Ela Longhitano, Silvia Menabue, Venusia Vita
Grazia Baracchi, Ela Longhitano, Silvia Menabue, Venusia Vita

La storia dello Spazio Scuola

La nuova scuola primaria ampliava l’offerta educativa in ospedale, che sino a quel momento era limitata alla sola Sala Giochi. Lo Spazio Scuola si è posto fin dall’inizio l’obiettivo prioritario di garantire il diritto allo studio ai bambini ammalati, impossibilitati per parecchi mesi a frequentare la scuola, che non è solo il luogo dell’apprendimento di nozioni e concetti, ma soprattutto un ambiente di vita e di relazioni.
Lo Spazio Scuola ha sempre lavorato per creare un collegamento tra le maestre presenti in Ospedale e gli insegnanti di classe. La Scuola ospedaliera voleva scongiurare l’abbandono scolastico o la bocciatura, cosa non rara, specialmente nei gradi superiori dell'istruzione. Nel 2002, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria insieme allo Spazio Scuola e al Comune di Modena progettò, col sostegno di Aseop – Associazione per il Sostegno dell’Oncoematologia a Modena, “Non più soli con la rete”, cioè una “triangolazione telematica” tra scuola, casa e ospedale attraverso l’installazione di postazioni informatiche fisse nelle camere sterili dell’Oncoematologia pediatrica e con essa vennero cablate tutte le stanze del reparto. La tecnologia è stata fondamentale perché ha consentito di adattare l’azione ai percorsi didattici della scuola di appartenenza, avendo cura di valutare ilimiti fisici e psicologici e i tempi di applicazione allo studio dei bimbi cercando di evitare possibili atteggiamenti di rinuncia e sconforto.
Con l'inaugurazione del nuovo reparto, il 27 aprile 2004, i nuovi hanno consentito di una diversa organizzazione oraria. Gli interventi ludico-didattici furono così organizzati e strutturati in sinergia con lo Spazio Incontro e la Biblioteca Teodora . Solo così è stato possibile arrivare all'integrazione dei vari servizi che ha permesso di concretizzare il progetto “Ospedale a misura di bambino”, diventando una realtà dinamica in continuo miglioramento e trasformazione.
Nel 2013 la commissione aziendale Benessere Bambino (composta dai clinici e dalle maestre) decise di regolare l'accesso dei nuovi volontari: prima di accedere agli spazi ludico-didattici le persone interessate a prestare la loro opera in Pediatria avrebbero dovuto seguire corsi specifici.
Nel 2016/17 un arricchimento dell'offerta formativa venne anche dalla collaborazione tra UniMORE, l'Istituto Comprensorio 6 e il Policlinico di Modena (Reparto di Pediatria). Con le docenti referenti fu elaborata la scheda tecnica per la presentazione del progetto di tirocinio "Scuola in Ospedale": da allora, ogni anno, quattro tirocinanti della facoltà di Scienze della Formazione Primaria di UNIMORE elaborano progetti scientifici.

 
 
 
 
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