Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
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"E' inaccettabile trattare il personale sanitario come untori, i rischi sono gli stessi di qualsiasi lavoratore". La presa di posizione dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena su un problema sempre più diffuso.

L'Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Modena di oggi, 12 ottobre

La Direzione dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena desidera esprimere la massima solidarietà all'Infermiera del Policlinico che è stata esclusa dalla squadra di pallavolo per paura del contagio da COVID19.  

"Si tratta di un atteggiamento grave, da stigmatizzare - ha commentato il Direttore generale Claudio Vagnini - e sentiamo il bisogno prima ancora che il dovere di condannare. Non è questo il momento per una generica caccia alle streghe alimentata dalle ormai troppe fake news che si moltiplicano sui social network relativamente alle modalità di contagio. Non vi sono evidenze scientifiche sul fatto che chi lavora in Sanità possa essere più esposto al contagio, anzi. I nostri Operatori hanno la massima consapevolezza del problema, sono adeguatamente formati e utilizzano tutti i dispositivi necessari per la protezione individuale e per quella del Paziente, in funzione dell'attività svolta. La centralità del Paziente e la tutela della salute della collettività rappresentano da sempre i valori guida di tutto il personale sanitario che, quindi ha nel suo DNA professionale la massima attenzione alla salute di tutti. Infine, tutto il personale sanitario viene sottoposto a regolare screening. Insomma, dal punto di vista del contagio un Operatore Sanitario ha gli stessi rischi di un qualsiasi altro lavoratore ed è inaccettabile trattarlo come un untore."

"Questo virus - precisa la prof. Cristina Mussini , Direttore delle Malattie Infettive del Policlinico - si trasmette, purtroppo, tramite le relazioni sociali. Per questo motivo siamo tutti esposti ad esso a prescindere dal lavoro che facciamo in ogni luogo dove si concentrano più persone. È questo il motivo per cui occorre mantenere il distanziamento sociale e indossare le mascherine. Sul luogo di lavoro è necessario rispettare i protocolli che sono proprio pensati per le diverse realtà. È questo il motivo per cui un professionista della sanità non si può considerare più a rischio di qualsiasi altro lavoratore, anzi per certi versi, un lavoratore della sanità si muove in un ambiente più protetto, dove le aree a rischio sono ben conosciute e hanno propri protocolli specifici. Per questo motivo, escludo categoricamente che un dipendente ospedaliero sia più a rischio di altri".

 
 
 
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