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Infarto gravissimo salvato da una macchina di supporto alla circolazione

Vincente la collaborazione fra Cardiologia del Policlinico e Cardiochirurgia di Hesperia Hospital per salvare un ingegnere di 73 anni

Carlo Cappello, Rosario Rossi, Giancarlo Cini, Giuseppe Boriani e Franca Peli (coord. inf.)
Carlo Cappello, Rosario Rossi, Giancarlo Cini, Giuseppe Boriani e Franca Peli (coord. inf.)

Un infarto gravissimo trattato con successo grazie alla collaborazione tra la Cardiologia del Policlinico di Modena, diretta dal professor Giuseppe Boriani, e la Cardiochirurgia dell’Hesperia, con il cardiochirurgo dottor Paolo Cimato. Giancarlo, il paziente, è un ingegnere modenese di 73 che nel pieno dell'estate  è giunto al Pronto Soccorso del Policlinico in elisoccorso in condizioni di massima gravità. Oggi il paziente sta bene ed è stato dimesso, dopo più di 50 giorni di degenza.  “È stata una dura battaglia, ma l'ingegnere ce l'ha fatta, dopo un complesso iter ospedaliero”, racconta il professor Giuseppe Boriani.Tutto è iniziato con un dolore al petto molto intenso, di tipo cardiaco, mentre lavorava in giardino a Montese, poi si è verificato un improvviso precipitare della situazione, fino al suo arrivo in eliambulanza al Policlinico. Abbiamo eseguito immediatamente la coronarografia e riaperto le coronarie, ma il quadro era caratterizzato da condizioni critiche con persistente ipotensione”, ha affermato il professor Rosario Rossi, che ha tempestivamente eseguito un’angiografia alle coronarie.“Era un infarto cardiaco gravissimo, perché persisteva uno stato di shock anche dopo l’apertura delle coronarie ostruite per cui, con coraggio e a fronte di una situazione a rischio per la vita, abbiamo attivato in emergenza il Dottor Paolo Cimato della Cardiochirurgia di Hesperia Hospital, dove il paziente è stato immediatamente trasferito, in accordo con i nostri anestesisti”, ha aggiunto Boriani.  In estrema emergenza, all’Hesperia Hospital con un intervento è stata posizionata un’apparecchiatura esterna, temporanea (ECMO) per l'assistenza alla circolazione con supporto meccanico e ciò ha permesso di mantenere le funzioni vitali consentendo un progressivo recupero della funzione cardiaca. La scelta di mettere in atto questo periodo di assistenza meccanica, attuato per cinque giorni durante i quali il paziente era sedato in Terapia Intensiva, è stata coronata da successo e ha permesso al paziente di uscire gradualmente dallo stato di shock, mantenendo un'adeguata perfusione degli organi vitali fino ad arrivare allo svezzamento dal supporto circolatorio meccanico esterno. Dopo la degenza in Terapia Intensiva, prima in Hesperia Hospital seguito dal dottor Meli poi al Policlinico seguito dal Professor Girardis, Giancarlo ha iniziato un lungo periodo di riabilitazione in Cardiologia al Policlinico con graduale, ma costante miglioramento, pur richiedendo ulteriore assistenza specialistica, fra cui un impianto di pacemaker. "L’ingegner Giancarlo si è impegnato molto come paziente collaborando con medici, infermieri e a tutto il personale del reparto, consentendoci di rimetterlo in piedi e muovere i primi passi, fino a un completo recupero”, ha affermato il dottor Carlo Cappello, responsabile della Degenza. “Oggi la cardiologia interventistica può affrontare malati ad alto rischio, ma è fondamentale l’affiatamento con i Cardiochirurghi di riferimento”, ha commentato il dottor Fabio Sgura, emodinamista che continuamente collabora in questa attività con i colleghi della Cardiologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara diretta dal dottor Stefano Tondi. “E' stata un'esperienza molto particolare e capisco di aver corso gravissimi pericoli, ma ringrazio tutti per l'impegno con cui sono stato assistito e ringrazio Gesù Cristo che ha guidato la loro mano nei momenti di massima emergenza e in tutte le fasi della mia lunga degenza", ha commentato Giancarlo che dopo quasi due mesi di degenza ha potuto tornare a casa alle sue occupazioni, in buona salute, come confermato da un recente controllo ambulatoriale alla Cardiologia del Policlinico. “Ringrazio inoltre l’eccellente sanità che abbiamo in Emilia Romagna, in particolare a Modena, per l’ottimo lavoro che svolgono, impiegando anche apparecchiature salvavita (ECMO), senza il cui supporto probabilmente non sarei qui” ha concluso l’ingegnere come commento finale alla sua esperienza di paziente.   

 
 
 
 
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