Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
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Sanità. In Emilia-Romagna il primo trapianto al mondo di emifegato con approccio totalmente robotico: Modena si conferma all’avanguardia nella tecnologia robotica in chirurgia.

Eseguito con la tecnica split su un uomo di 62 anni, affetto da un grave tumore del fegato: il paziente è stato dimesso dopo cinque giorni e sta bene

La conferenza stampa
La conferenza stampa

Un primato che fa della sanità pubblica emiliano-romagnola un’eccellenza in tutto il mondo. Un primato che porta la  irma dei professionisti del Policlinico di Modena. Dove, lo scorso 15 febbraio, è stato eseguito un trapianto di emifegato con approccio totalmente robotico: il primo caso descritto al mondo, che conferma la crescente importanza della Chirurgia robotica nell’ambito dei trapianti d’organo, di cui il Centro Trapianti di Modena, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, è antesignano.

A ricevere l’emifegato un uomo di 62 anni affetto da un grave tumore del fegato, che sta bene ed è stato dimesso dall’Ospedale dopo solo cinque giorni dall’intervento.

Questa mattina, al Centro servizi del Policlinico di Modena, sono stati illustrati in conferenza stampa i dettagli dell’intervento, eseguito al Blocco Tecnologico dall’equipe guidata da Fabrizio Di Benedetto, professore ordinario di Unimore e direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, con il supporto dell’Anestesia e Rianimazione 1, guidata dal professor Massimo Girardis, e del personale infermieristico del Blocco.

Presenti all’incontro, oltre allo stesso Di Benedetto, il presidente della Regione, Michele de Pascale, l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Luca Baldino, il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, la vicesindaca e assessora alla Salute del Comune di Modena, Francesca Maletti, il direttore sanitario dell’AOU di Modena, Andrea Ziglio.

Il trapianto di fegato con tecnica split permette di ottenere da un fegato intero un segmento laterale sinistro per un ricevente pediatrico ed un lobo destro allargato per un ricevente adulto. Lo sviluppo di questa tecnica è stato reso possibile dall’esperienza con la chirurgia robotica del gruppo diretto dal prof. Di Benedetto, che ha implementato l’uso di questa tecnologia sia nel campo della chirurgia oncologica del fegato, del pancreas e delle vie biliari, sia nel trapianto di fegato da donatore vivente. Nel 2024, infatti, per la prima volta in Italia e tra i primi tre casi al mondo a Modena era stato eseguito un trapianto di fegato con tecnica robotica mini-invasiva. La chirurgia robotica permette di ridurre le dimensioni dell’incisione chirurgica, ingrandire la visuale operatoria simile a quella di un microscopio, e annullare il tremore fisiologico della mano grazie al braccio robotico che sostiene gli strumenti.
 
La Regione Emilia-Romagna ha sostenuto il sodalizio tra chirurgia dei trapianti e tecnologia robotica, finanziando i programmi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena come il prelievo di fegato e rene da donatore vivente con tecnologia robotica e il trapianto di rene robotico.
 
Quello che raccontiamo oggi è un ulteriore, straordinario esempio della sanità pubblica e universalistica che vogliamo tutelare e difendere- affermano il presidente della Regione, Michele de Pascale, e l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi-. Un bene comune, a disposizione di tutte le cittadine e i cittadini dell’Emilia-Romagna, capace di curare in modo eccellente e di rispondere ai bisogni di salute di ciascuno, in ogni fase della vita e in ogni circostanza, dalla più semplice alla più complessa. Esempi come questo dimostrano l’importanza di un intero sistema fatto di professionisti di straordinarie competenze, di strutture e tecnologie all’avanguardia e di una ricerca che non si ferma mai. Un risultato, quello ottenuto dal Policlinico, reso possibile solo nella sanità pubblica, il bene più prezioso che abbiamo come cittadini e cittadine. Un ringraziamento speciale va quindi al professor Di Benedetto e a tutta la sua equipe, al professor Girardis e al direttore generale, Baldino, ma anche all’intero sistema regionale dei trapianti, una struttura di rete di straordinaria complessità organizzativa, coordinata efficacemente dal Centro Riferimento Trapianti”.
 
Abbiamo avviato il programma di approccio robotico per il trapianto di fegato da un anno eseguendo il terzo caso al mondo di trapianto di fegato intero, e ad oggi questa tecnica rappresenta già circa il 10% della nostra attività - spiega il professor Fabrizio Di Benedetto, professore ordinario di Unimore e direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena-. Ci aspettiamo di confermare i benefici ottenuti dalla chirurgia mini-invasiva anche nell’ambito dei trapianti, riducendo la degenza ospedaliera e migliorando la ripresa post-operatoria dei pazienti. Dai nostri colleghi in Oriente è stata maturata l’esperienza con l’utilizzo di una porzione del fegato donata da un donatore vivente, mentre nel caso recentemente eseguito ci troviamo di fronte ad una condizione ancor più particolare. Il fegato donato è stato infatti diviso in due parti indipendenti, una destinata ad un ricevente pediatrico e l’altra assegnata al paziente in lista d’attesa presso il Centro Trapianti di Modena. Desidero ringraziare - conclude Di Benedetto - l’Azienda e l’Università che hanno da sempre sostenuto i progetti di innovazione tecnologica, e la Regione che dedicando dei finanziamenti specifici a questi programmi ha permesso ai pazienti del territorio di beneficiare dei trattamenti più avanzati per la cura delle malattie del fegato. Inoltre, desidero ringraziare i miei collaboratori perché questo tipo di intervento tecnologicamente molto avanzato rispecchia l’evoluzione del centro trapianti di Modena, ed in particolare il prof. Stefano Di Sandro, il prof. Gian Piero Guerrini, il prof. Paolo Magistri, e la dott.ssa Barbara Catellani, nonché il gruppo anestesiologico del prof. Massimo Girardis e tutto il team infermieristico”.

 

I trapianti in Emilia-Romagna


Il prof. Di Benedetto con la consolle del Robot Da Vinci
Il prof. Di Benedetto con la consolle del Robot Da Vinci

L’Emilia-Romagna, grazie a un sistema capillare e ben organizzato, coordinato dal Centro Riferimento Trapianti, continua a registrare numeri importanti. Nel 2024 ancora una volta il numero di organi trapiantati è stato superiore a 500, esattamente 505, e 335 sono stati i donatori (in lieve aumento, +10, rispetto all’anno precedente). Al 31 marzo 2025, quindi nel primo trimestre di quest’anno, sono 82 i donatori segnalati (+2 rispetto allo stesso periodo del 2024) e 53 quelli utilizzati (+2); in crescita sia i trapianti, con 141 già effettuati nel 2025 (+10), sia i prelievi di cornee: 607 (44 in più). Inoltre, oltre il 40% dei pazienti trapiantati proviene da fuori regione, così come una gran parte delle persone in lista d’attesa per trapianto.
 
I 505  organi trapiantati nel 2024 - perché ritenuti idonei anche per merito delle innovative tecniche di trattamento introdotte negli ultimi anni - confermano l’importante livello raggiunto dall’attività trapiantologica regionale negli ultimi anni (gli interventi erano stati 585 nel 2023, 516 nel 2022 e 493 nel 2021): un risultato raggiunto grazie alla ormai consolidata crescita dei potenziali donatori segnalati dagli ospedali e alla forza della rete territoriale. I donatori effettivamente utilizzati sono stati 202, in leggera flessione rispetto all’anno precedente, ma comunque sopra quota 200 per il terzo anno consecutivo, a riprova della capacità del sistema di ottimizzare le risorse disponibili.

Anche  in virtù della grande attrattività dell’Emilia-Romagna, al 31 marzo 2025 sono 1.520 i pazienti in lista d’attesa per trapianto: in particolare, 75 cuore (27 da fuori regione), 27 polmone (20 da fuori regione), 148 fegato (55 da fuori regione), 1.262 rene (648 da fuori regione), 6 pancreas, 2 intestino.

 

Le dichiarazioni


La sala operatoria
La sala operatoria

Luca Baldino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena   “Questo significativo successo segna un altro importante traguardo per il Centro Trapianti modenese che ormai è un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Desidero quindi complimentarmi con tutti i professionisti coinvolti. Porgo un ringraziamento al donatore per il grande gesto di generosità, che la nostra equipe ha saputo valorizzare al meglio. Credo sia importante ricordare che questo risultato, che ha donato speranza di guarigione ad un paziente colpito da una grave patologia, sia frutto dall’universalità della Sanità Pubblica che ha come principio fondante quello di garantire a tutti le stesse possibilità di guarigione.”     
Carlo Adolfo Porro, rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia “La chirurgia robotica ha raggiunto un grado di maturità tecnica che consente di affrontare interventi complessi come questo, grazie a gruppi consolidati, capaci di integrare competenze cliniche, tecnologiche e scientifiche. Il team di chirurghi guidato dal professor Di Benedetto rappresenta un punto di riferimento anche fuori dai confini nazionali. L’Università contribuisce a questo risultato con il coinvolgimento diretto di docenti e ricercatori che operano in ambito ospedaliero, in un sistema che unisce ricerca avanzata e applicazione concreta, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e con la Regione. Ciò consente di sostenere scelte che incidono sulla qualità dell’assistenza e sullo sviluppo di tecnologie chirurgiche utili ai pazienti”.   
Francesca Maletti, vicesindaca e assessora alla Salute del Comune di Modena “I progressi della medicina in ambito chirurgico, in particolare attraverso l’impiego della tecnologia robotica sono davvero sorprendenti e ci fanno sperare che in futuro le aspettative e la qualità di vita di pazienti, anche con gravi patologie, potranno migliorare ulteriormente. Il fatto poi che a segnalarsi all’avanguardia in quest’ambito sia il Centro Trapianti di Modena è per noi un sicuro motivo di orgoglio e la conferma di un’eccellenza sul territorio, ma al tempo stesso, deve essere un monito in più all’impegno a sostenere e difendere il nostro sistema sanitario pubblico per garantire universalità e parità di diritti nell’accesso alle cure”.   
Andrea Ziglio, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena “L’attività di trapianto si fonda su un intenso lavoro di squadra e su un approccio multidisciplinare che coinvolge tutte le fasi del percorso clinico, rappresentando un modello organizzativo di eccellenza per la nostra struttura. Come Direzione Sanitaria, il nostro ruolo è quello di supportare, promuovere e facilitare questo straordinario impegno. Desidero quindi esprimere il mio più sincero apprezzamento a tutti i professionisti coinvolti e rivolgere un pensiero di profonda gratitudine al donatore, il cui gesto ha reso possibile questo importante risultato”.   

 

Il percorso del trapianto di fegato nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena


Un lavoro d'Equipe
Un lavoro d'Equipe

Attorno alla patologia epatica si sviluppano inoltre professionalità altamente specializzate, come nel caso della Radiologia nello studio dei candidati alla donazione di emifegato da donatore vivente eseguito dalla prof.ssa Anna Rita Pecchi, professoressa associata dell’Università di Modena e Reggio Emilia, della Radiologia diretta dal prof. Pietro Torricelli, che grazie a sofisticate ricostruzioni tridimensionali permette di studiare l’anatomia dei donatori aumentando la sicurezza dell’intervento chirurgico. E ancora l’Unità Dipartimentale di Radiologia interventistica diretta dal dott. Cristian Caporali, responsabile della Struttura di Radiologia Interventistica, che esegue procedure complesse in preparazione al trapianto con trattamenti all’avanguardia come il posizionamento di TIPS, uno speciale bypass intraepatico per il trattamento dell’ipertensione portale che può essere posizionato anche attraverso la milza nei casi più complessi, percorso in cui collabora inoltre l’equipe guidata dal prof. Filippo Schepis responsabile della Struttura di Malattie Epatiche Complesse associate ad ipertensione portale e alle sue complicanze (MEC), dedicata all'Emodinamica epatica. Fondamentale è anche il supporto della Gastroenterologia diretta dal prof. Antonio Colecchia, delle Malattie Infettive, dirette dalla prof.ssa Cristina Mussini e Psicologia Ospedaliera, diretta dalla dottoressa Marisa Pugliese.

 
 
 
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