Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
Versione stampabile della pagina

Quando una persona inizia ad avere un problema di salute o si ammala ha bisogno di una “strada da seguire” che sia chiara, condivisa e la più rapida possibile

Grazie al PDTA il paziente riceve i trattamenti più efficaci, più sicuri, nei tempi e nei luoghi adatti per curare nel miglior modo possibile la sua malattia, con un’attenzione particolare non solo agli aspetti clinici ma anche a quelli relazionali e comunicativi.

 
 
  • Il colon e il retto rappresentano il cosiddetto “grosso intestino”, parte terminale del tratto gastro-intestinale colon misura oltre un metro; il retto, che è la parte di grosso intestino che termina nell’ano, è lungo circa 15 centimetri.
    Fra le neoplasie del grosso intestino, il carcinoma - che rappresenta la forma di gran lunga più comune - origina dalla mucosa (la parte interna dell’intestino) spesso per trasformazione maligna di polipi e si sviluppa infiltrando la parete dell’intestino.
    I polipi sono piccole escrescenze o protuberanza della superficie intestinale e possono essere distinti in iperplastici e adenomatosi.
    In particolare circa il 10% dei polipi adenomatosi può trasformarsi in carcinoma ed è pertanto corretto considerare tutti gli adenomi colo-rettali come delle lesioni precancerose, la cui precoce identificazione e asportazione permette di prevenire la successiva evoluzione maligna.
    In un secondo momento, avvenuta suddetta evoluzione, le cellule neoplastiche possono diffondersi agli organi circostanti per contiguità o attraverso i vasi linfatici e sanguigni.
    Il carcinoma colo-rettale in Europa rappresenta la seconda neoplasia sia nel sesso maschile sia nel sesso femminile; la fascia più colpita è quella tra i 60 e gli 80 anni, con una lieve prevalenza nel sesso maschile.

    I Sintomi
    Le cause del carcinoma del colon-retto, come per altre neoplasie, non sono del tutto note. Per la popolazione generale, il rischio di andare incontro ad un carcinoma colo-rettale nell’arco della propria vita è di circa il 4-5 %.
    Il rischio può aumentare di 2-3 volte in presenza di alcuni fattori quali:
    - Polipi: l’asportazione precoce dei polipi benigni è importante per prevenire il carcinoma
    - Dieta: un regime dietetico ricco in grassi e povero di vegetali e frutta sembra aumentare il rischio di sviluppare la malattia.
    - Stile di vita: il sovrappeso, il fumo, l’alcool, la tendenza alla sedentarietà e la scarsa attività fisica aumentano il rischio di sviluppare la malattia.
    - Età: il rischio si manifesta a partire dai 40 anni e aumenta esponenzialmente nelle decadi successive. Circa il 70% dei tumori del colon e due terzi dei tumori del retto si verifica in pazienti con più di 65 anni di età.
    - Rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn: malattie infiammatorie croniche dell’intestino.
    - Familiarità: i parenti di primo grado di una persona con carcinoma del colon retto hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia. Il rischio è ancora più elevato se a più membri della stessa famiglia è stata diagnosticata la neoplasia (in questo caso si parla di carcinoma familiare del colon).
    - Sindromi genetiche in cui la predisposizione allo sviluppo di tumori benigni o maligni si trasmette da una generazione alla successiva secondo le leggi della genetica: Sindrome di Lynch, Poliposi Adenomatosa Familiare, Sindrome di Peutz-Jeghers, Poliposi iperplastica, Poliposi giovanile, Sindrome di Cowden.
    E’ fondamentale non sottovalutare alcuni segnali e nello specifico è importante riferire immediatamente al medico di famiglia la comparsa di alcuni sintomi:
    - Presenza di sangue e muco nelle feci;
    - Tenesmo (sensazione dolorosa a livello dello sfintere anale associato a stimolo all’evacuazione)
    - Alterazioni dell’alvo: stipsi di recente insorgenza, diarrea persistente, senso di incompleta evacuazione
    - Dimagrimento senza causa evidente

    Gli esami che servono per fare diagnosi
    Negli ultimi anni si sono introdotti programmi di screening per il carcinoma del colon-retto, che utilizzano il test per la ricerca del sangue occulto fecale come esami di I livello a cui fare seguire eventualmente un esame endoscopico in caso di positività (retto-sigmoidoscopia, colonscopia).
    La diagnosi viene innanzitutto formulata mediante:
    - esplorazione rettale e retto-colonscopia con biopsia, nelle neoplasie del retto;
    - colonscopia con biopsia nelle neoplasie del colon.
    Per valutare lo stadio della malattia, prima di procedere al trattamento, sono generalmente indicati i seguenti esami:
    - Esami ematici di routine ed esami più specifici della malattia (cosiddetti markers tumorali) quali CEA e CA19.9
    - TAC addominale con mezzo di contrasto
    - Eco-endoscopia trans-rettale (utile per valutare lo stadio delle neoplasie del retto)
    - Risonanza Magnetica della pelvi (solo per le neoplasie del retto medio-inferiore).

  • Come accedere
    Nel Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per il trattamento dei tumori del colon retto vengono fatti confluire tutti i pazienti che presentano un sospetto o una diagnosi accertata di neoplasia maligna del Colon o del Retto.
    Il PDTA prevede la presa in carico del paziente e la successiva attivazione del necessario iter diagnostico-terapeutico. Il paziente avrà quindi il PDTA come permanente riferimento nel prosieguo del suo percorso terapeutico e riabilitativo.
    La presa in carico del paziente avviene secondo le seguenti modalità:
    Nel paziente che ha eseguito colonscopia: presa in carico da parte del Medico Endoscopista che programma la visita chirurgica direttamente il giorno dell’esame endoscopico o successivamente tramite chiamata telefonica (da parte del Medico Endoscopista), quando disponibile il referto istologico.
    Nel paziente ambulatoriale o di Day Hospital : presa in carico da parte del medico che ha visitato il paziente (che può anche aver eseguito la colonscopia in altra sede).
    Non è richiesta l’impegnativa del SSN.
     
    La valutazione e la presa in carico
    La gestione dei casi di neoplasia colo-rettale viene discussa da un gruppo di lavoro multidisciplinare (GLM), che si incontra una volta alla settimana.
    - Il gruppo di lavoro multidisciplinare include: un oncologo, un radioterapista, una radiologo, un gastroenterologo endoscopista, un chirurgo generale.
    - Il gruppo di lavoro può avvalersi inoltre della consulenza di: un chirurgo toracico, un chirurgo epato-biliare, un medico nucleare, un anatomo-patologo, un gastroenterologo, un nutrizionista, un radiologo interventista, un infermiere stomatoterapista, uno psicologo.
    I pazienti per i quali viene proposto trattamento radio terapico o trattamento radio-chemioterapico effettuano visita con radioterapista e con oncologo insieme (se necessario anche con il chirurgo di riferimento) presso l’ambulatorio di radioterapia il martedì mattina dalle 8.30 alle 12.30, non oltre 7 giorni dalla discussione del caso. In tale visita viene programmata la TAC di centratura, e l'inizio del trattamento. In questa sede viene svolta la comunicazione al paziente.
    I pazienti con neoplasia colo-rettale operata effettuano visita con oncologo e chirurgo insieme presso l'ambulatorio DH COM (martedì e giovedì pomeriggio dalle 14 alle 18) entro 4-6 settimane dalla dimissione del paziente.
    In tale visita viene valutata la guarigione chirurgica, le condizioni generali e nutrizionali, lo stato dell'alvo, l'eventuale programmazione di inizio terapia adiuvante o palliativa (se indicata) oppure l'eventuale inserimento nel programma di follow-up clinico e strumentale.
    I pazienti con malattia metastatica vengono presi in carico dall'oncologo.

    I diversi trattamenti terapeutici
    Il trattamento terapeutico dipende principalmente dalla localizzazione della malattia (al retto o al colon) e dalla sua estensione (stadio), nonché dalle condizioni generali e dall’età del paziente.
    Asportazione Endoscopica
    L’asportazione endoscopica viene fatta durante la rettoscopia o la colonscopia.
    É la procedura più adeguata per l’asportazione di polipi benigni di piccole dimensioni. Può essere considerata un trattamento adeguato anche per polipi che presentino una iniziale trasformazione maligna superficiale.
    Intervento Chirurgico

    É fondamentale soprattutto per il trattamento delle forme localizzate (intervento radicale) ove rappresenta la terapia di prima scelta.
    Il tipo di intervento è condizionato da: sede, dimensione, estensione del tumore, condizioni del paziente.
    Il chirurgo in genere rimuove un tratto del grosso intestino ricongiungendo le parti sane dell’intestino con una procedura che si chiama anastomosi. Solo nei rari casi di poliposi multiplao di neoplasie multifocali, cioè quando più segmenti del grosso intestino sono interessati da polipi o neoplasie, vi è indicazione all’asportazione dell’intero colon (colectomia totale). Unitamente al tratto di intestino in cui ha sede la neoplasia, il chirurgo rimuove i linfonodi vicini per una più precisa valutazione dello stadio della malattia.
    In situazioni particolari (esempio interventi d’urgenza per occlusione o perforazione o neoplasie del retto) il chirurgo può dover praticare una colostomia o un’ileostomia, che consiste nella confezione di un ano preternaturale nella parete addominale.
    Chemioterapia

    Consiste nella somministrazione di farmaci aventi lo scopo di distruggere le cellule tumorali.
    Tuttavia l’attività “tossica” della chemioterapia può esercitarsi anche su cellule e tessuti sani; in particolare possono risentire degli effetti della chemioterapia le cellule prodotte dal midollo osseo (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), le mucose della bocca e dell’intestino, i capelli e la cute. Gli effetti collaterali della chemioterapia dipendono sia dagli specifici farmaci utilizzati e dalla loro dose, sia dalla suscettibilità di ogni singolo individuo. Sulla base degli eventuali effetti collaterali il medico può decidere di rinviare un ciclo, ridurre le dosi o cambiare il trattamento.
    La chemioterapia può avere scopi diversi in base alla fase della malattia:
    - In una fase precedente l’intervento chirurgico (chemioterapia neoadiuvante)
    - Dopo un intervento chirurgico radicale (chemioterapia adiuvante o precauzionale)
    - In una condizione di malattia avanzata (chemioterapia palliativa)
    Terapie Locoregionali

    Le terapie locoregionali hanno il vantaggio di associare una maggiore efficacia nella sede della neoplasia (fegato) con una ridotta tossicità a carico di altri organi.
    I tipi di terapia locoregionale maggiormente in uso sono i seguenti:
    1) Termoablazione con radiofrequenza : si tratta di una procedura attraverso la quale si può ottenere la distruzione con il calore di uno o più noduli tumorali. Si utilizza un generatore di radiofrequenza che viene collegato con speciali “aghi” inseriti all’interno del nodulo da trattare. La procedura è effettuata dal radiologo e richiede un ricovero di 2/3 giorni. Può causare un dolore di variabile intensità che può essere controllato con analgesici;
    2) Chemioembolizzazione : si tratta di una procedura effettuata mediante angiografia dal radiologo (studio radiologico dei vasi sanguigni mediante sottili cateteri inseriti in genere dall’arteria femorale) che ha il duplice scopo di somministrare farmaci antitumorali nel fegato e nel contempo di causare un temporaneo blocco della vascolarizzazione del tumore (ischemia).
    Radioterapia

    La radioterapia (RT) o terapia radiante, consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali.
    Si tratta di una terapia locale, efficace solo sull’area trattata che viene comunemente impiegata nel carcinoma del retto, in quanto situato in un’area ben precisa (la pelvi). Nel carcinoma del retto la radioterapia viene impiegata sempre più frequentemente in fase pre-operatoria o neoadiuvante, spesso in associazione alla chemioterapia, con il fine di ridurre il volume della neoplasia favorendo in tal modo la radicalità dell’intervento e la possibilità di salvaguardare lo sfintere anale (e ridurre pertanto il rischio di dover effettuare una colostomia permanente).
    Se non effettuata in fase pre-operatoria la radioterapia può essere valutata ed eventualmente praticata in fase post-operatoria.

    I servizi a supporto

    Al paziente ed ai parenti (formalmente autorizzati dal paziente stesso) viene fornita un'adeguata informazione sulla malattia, sulle procedure diagnostiche, sulle opzioni terapeutiche e un giudizio ponderato sull’aspettativa di vita legata alla malattia e sulle possibili implicazioni sulla qualità di vita.
    Il paziente deve disporre di tempo sufficiente per riflettere sulle informazioni fornite e, quando necessario o richiesto, gli viene fornita la possibilità di un supporto psicologico, garantito da uno specialista psicologo dedicato al Percorso.

  • Una strada che continua  
    I controlli consigliati dopo un intervento per carcinoma del colon-retto hanno lo scopo di poter diagnosticare precocemente eventuali recidive della malattia a livello locale (colon o retto) o a distanza (addome, fegato, polmoni in particolare) o nuove neoplasie intestinali (esempio polipi benigni).
    La frequenza ed il tipo degli esami che vengono consigliati alle visite di controllo dipendono da varie considerazioni: stadio della malattia, sintomi clinici, tempo intervallo dall’intervento. Gli esami che più comunemente vengono consigliati sono:
    - esami del sangue (in particolare i cosiddetti marcatori tumorali: CEA e CA19.9)
    - colonscopia (ad 1 anno dall’intervento chirurgico, a seguire ogni 3 anni)
    - ecografia epatica
    - Rx torace
    - TC torace-addome completo con mezzo di contrasto
    - ecografia trans-rettale.
    Ulteriori esami possono esserle consigliati per eventuali approfondimenti diagnostici.

  • Un aiuto importante
    Nell’ambito del Percorso Diagnostico-Terapeutico Assistenziale (PDTA) del Colon-Retto, un ruolo importante per il supporto al paziente viene fornito dal Volontariato, in particolare da:
    - Associazione AISTOM, nata per la tutela/diritti/assistenza sul territorio di Modena dei pazienti portatori di stomia e affetti da incontinenza, nonché per il supportare delle loro famiglie
    - Associazione LILT Modena, con volontari presenti sia presso il Centro Oncologico (COM) sia in
    Radioterapia.
    Le attività svolte dall’Associazione Aistom sono le seguenti:
    • Immediata assistenza domiciliare post-dimissione per le prime medicazioni rese necessarie dall’intervento, inclusa l’autogestione dell’eventuale stoma.
    • Counseling e sostegno psicologico
    • Assistenza domiciliare ai pazienti in fase critica avanzata di malattia.
    • Assistenza burocratica per il disbrigo di pratiche di invalidità e accompagnamento.
    • Aggiornamento costante a carattere scientifico e tecnico.
    • Attività di aiuto a pazienti e familiari per il reinserimento sociale


 
 
 
Torna a inizio pagina